Giovedì sera ero al Cuc (Centro Universitario Cinematografico) di Firenze. Dovevo presentare due film che possono essere considerati fra i miti fondatori della storia del cinema: L’Atalante di Jean Vigo e l’Andrej Rublëv (la ë in russo si legge jo) di Tarkovskij. Questo accostamento mi sembra uno dei più interessanti e riusciti della programmazione del Cuc. Qui di seguito riporto alcuni appunti che credo possono essere utili per gli studenti, per le loro relazioni e per offrire qualche spunto di riflessione. Data la lunghezza ho scelto di pubblicarli in tre post separati. Questo contributo non ha nessuna pretesa di essere esaustivo, originale, omogeneo o di avere valore accademico. Vuole solo essere una scusa per parlare di cinema.
Si potrebbero elaborare interessanti e molteplici confronti fra questi due film, recuperando analogie, sfumature, contrasti e parallelismi. Il rischio sarebbe tuttavia di pervenire a letture in cui l’interpretazione oscura completamente l’opera: il film sparirebbe davanti agli occhi dello spettatore per lasciare solo l’immagine dell’interprete. Certo esiste fra questi due film più di un fattore sostanziale che li rende accostabili, pur nella differenza di scelte stilistiche e poetiche, del quadro storico e culturale nel quale si inscrivono. [...]
C’è una termine usato per definire alcuni film, spesso impiegato a sproposito con altezzosa prosopopea da qualche critico accigliato, magari al fine di relegare alcune opere in reliquari inaccessibili, che risulta particolarmente appropriato per accomunare l’Atalante e l’Andrei Rublëv: è il termine “cine-poema”. La parola deriva dal russo Kinopoema ed era servita a Dziga Vertov per definire alcuni dei suoi “cinegiornali”, film sospesi fra riproduzione del reale e pura ricerca estetica, allo stesso tempo documentari e poesie. Il riferimento a Vertov e allo sperimentalismo visivo degli anni venti non è casuale, dato che in modi diversi, sia Vigo che Tarkovskij hanno fatto del confronto e dialettica con le avanguardie uno degli elementi centrali della loro riflessione e della loro poetica.
In entrambi i film ci troviamo di fronte a due poemi in forma filmica, alla trasposizione in immagini del pensiero poetico e filosofico degli autori. Inutile dire quanto questo tipo di cinema sia lontano da quello a cui siamo normalmente abituati come consumatori di film. L’Atalante di Vigo può essere paragonato a un idillio, un breve componimento lirico improntato a una certa serenità, un episodio amoroso in versi che si svolge in una atmosfera sognante e sentimentale. Nel caso dell’Andrej di Tarkovskij ci troviamo di fronte ad un’opera di notevole estensione e di solenne intonazione epica. In entrambi i casi il linguaggio cinematografico - il modo con cui si rappresenta e non solo ciò che si mostra - diviene non solo una scelta estetica, ma una vera e propria presa di posizione sulla realtà, una posizione politica e morale.
Si potrebbero elaborare interessanti e molteplici confronti fra questi due film, recuperando analogie, sfumature, contrasti e parallelismi. Il rischio sarebbe tuttavia di pervenire a letture in cui l’interpretazione oscura completamente l’opera: il film sparirebbe davanti agli occhi dello spettatore per lasciare solo l’immagine dell’interprete. Certo esiste fra questi due film più di un fattore sostanziale che li rende accostabili, pur nella differenza di scelte stilistiche e poetiche, del quadro storico e culturale nel quale si inscrivono. [...]
C’è una termine usato per definire alcuni film, spesso impiegato a sproposito con altezzosa prosopopea da qualche critico accigliato, magari al fine di relegare alcune opere in reliquari inaccessibili, che risulta particolarmente appropriato per accomunare l’Atalante e l’Andrei Rublëv: è il termine “cine-poema”. La parola deriva dal russo Kinopoema ed era servita a Dziga Vertov per definire alcuni dei suoi “cinegiornali”, film sospesi fra riproduzione del reale e pura ricerca estetica, allo stesso tempo documentari e poesie. Il riferimento a Vertov e allo sperimentalismo visivo degli anni venti non è casuale, dato che in modi diversi, sia Vigo che Tarkovskij hanno fatto del confronto e dialettica con le avanguardie uno degli elementi centrali della loro riflessione e della loro poetica.
In entrambi i film ci troviamo di fronte a due poemi in forma filmica, alla trasposizione in immagini del pensiero poetico e filosofico degli autori. Inutile dire quanto questo tipo di cinema sia lontano da quello a cui siamo normalmente abituati come consumatori di film. L’Atalante di Vigo può essere paragonato a un idillio, un breve componimento lirico improntato a una certa serenità, un episodio amoroso in versi che si svolge in una atmosfera sognante e sentimentale. Nel caso dell’Andrej di Tarkovskij ci troviamo di fronte ad un’opera di notevole estensione e di solenne intonazione epica. In entrambi i casi il linguaggio cinematografico - il modo con cui si rappresenta e non solo ciò che si mostra - diviene non solo una scelta estetica, ma una vera e propria presa di posizione sulla realtà, una posizione politica e morale.
L'Atalante di Jean Vigo
2 commenti:
ma qui siamo su fuori orario!
complimenti
cate
manca Ghezzi ma mi sto attrezzando per portarcelo ;)
ripassa ogni tanto,
ricca
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