Quanti danni può fare una bambina che ha intenzione di addomesticare una volpe selvatica e farla diventare la propria amica? Questo il tema centrale del film La volpe e la bambina di Luc Jacquet. Dal regista de La marcia dei pinguini un film di finzione attraversato da un moralismo a tratti imbarazzante. Nella storia del piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry era la volpe a chiedere “Mi vuoi addomesticare?”. Qui è la bambina che si è messa in testa di addomesticare la volpe, a costo di rompersi una gamba, di rischiare più volte la vita, di perdersi sola nel bosco. La bambina protagonista, capelli rossi, occhi chiarissimi, lentiggini, sguardo fisso e duro – Aidi, insomma, in versione panzer tedesco – si aggira da sola fra i bei paesaggi del Parco Nazionale d’Abruzzo alla ricerca di quella che ha eletto la “sua” volpe (a discapito della povera bestiola, inconsapevole). Che la bambina non sia italiana lo si capisce non solo dai tratti fisionomici, ma anche dal fatto che i genitori non appaiono mai, e la lasciano tranquillamente girellare solitaria per il bosco. [Continua...]
Titù, questo il nome dato alla volpe, condurrà la bambina in un mondo affascinante e allo stesso tempo terribile, nelle parti più misteriose della boscaglia, nel fitto degli alberi, nelle grotte, favorendo l’incontro con tassi, ricci, ranocchie, insetti, lupi, perfino un orso. Le immagini dell’incontro della bambina con la natura sono la parte salvabile del film. Il resto, con la pleonastica e a tratti risibile voce narrante (niente da eccepire dunque sulla scelta di Ambra Angiolini e le sue note affettate e sonnolente), con il suono che sottolinea in modo pletorico (come in un cartone Disney) ogni gesto dei protagonisti, con le trovate in salsa horror, con un intento pedagogico ostentato, è ben adatto a genitori e figli in cerca di anestetici visivi, dopotutto piuttosto innocui.
p.s. Per quanto mi riguarda il più bel film sulle volpi è un film sugli orsi...Grizzly Man di Herzog. Forse quello di Herzog non sarebbe adatto a un pubblico di bambini. Occorrerebbe che i genitori si mettessero accanto ai figli cercando di spiegare e di dare un senso alle immagini. È troppo, vero? Meglio La volpe e la bambina allora…
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Titù, questo il nome dato alla volpe, condurrà la bambina in un mondo affascinante e allo stesso tempo terribile, nelle parti più misteriose della boscaglia, nel fitto degli alberi, nelle grotte, favorendo l’incontro con tassi, ricci, ranocchie, insetti, lupi, perfino un orso. Le immagini dell’incontro della bambina con la natura sono la parte salvabile del film. Il resto, con la pleonastica e a tratti risibile voce narrante (niente da eccepire dunque sulla scelta di Ambra Angiolini e le sue note affettate e sonnolente), con il suono che sottolinea in modo pletorico (come in un cartone Disney) ogni gesto dei protagonisti, con le trovate in salsa horror, con un intento pedagogico ostentato, è ben adatto a genitori e figli in cerca di anestetici visivi, dopotutto piuttosto innocui.
p.s. Per quanto mi riguarda il più bel film sulle volpi è un film sugli orsi...Grizzly Man di Herzog. Forse quello di Herzog non sarebbe adatto a un pubblico di bambini. Occorrerebbe che i genitori si mettessero accanto ai figli cercando di spiegare e di dare un senso alle immagini. È troppo, vero? Meglio La volpe e la bambina allora…