Molte sono le iperboli utilizzate in questi giorni per descrivere la situazione politica delineata dalle elezioni, ma fra queste prevalgono figure retoriche legate ad aspetti geologici e di natura sismica: terremoto, cataclisma, scossa, stravolgimento, sconquasso, tsunami ecc. Un’altra parola molto adoperata al fine di comprendere e dare una forma a questi risultati elettorali è storia, declinata in vari modi: una nuova storia, svolta storica, fine della storia, storia finita, cambiamento di portata storica ecc.
Gli italiani hanno mostrato ancora una volta di essere più avanti degli analisti politici, dei sondaggisti, dei capi di partito e dei politici. Hanno realizzato la più grande riforma elettorale della storia italiana, una rivoluzione messa in moto dalla nascita del partito democratico.
Si tratta in effetti del primo parlamento post-ideologico dalla fine della guerra. Sigle che si richiamavano direttamente all’esperienza del novecento, alle grandi ideologie di massa, al comunismo e al socialismo soprattutto, ma anche al fascismo con i partiti ispirati alla fiamma tricolore, non hanno più rappresentatività all’interno del parlamento italiano. Non è [Continua...] una cosa da poco.
L’unico partito che riproduce una continuità evidente con il novecento italiano è lo scudo crociato di Casini, anche se è ormai molto differente, sia nei volti che nelle finalità, dalla vecchia Dc. L’Udc è stato capace ancora una volta di presidiare i voti del centro (più quelli del defunto Udeur di Mastella che quelli dell’Udc delle scorse alleanze, in realtà). Credo che se questo partito è rimasto è perché esso ha sfruttato la paura dei cambiamenti (soprattutto a livello culturale) cui è sottoposta la società italiana.
Il vuoto a sinistra nel parlamento italiano è certamente l’aspetto più vistoso di questa nuova pagina della politica italiana. Ne hanno parlato, e ne parleranno, in molti, Galli della Loggia sul «Corriere» (Una storia finita), Cossiga (il quale paventa una deriva estremistica), ma anche i vari editorialisti su «Liberazione» e il «Manifesto» di ieri e di oggi.
Spero che la sinistra-sinistra abbia l’umiltà come afferma Ventola di « […] fare un funerale di qualunque dogmatismo, settarismo, spocchia e superbia intellettuale. C’è un lavoro che va ricominciato con immensa modestia. […] Chiudersi in qualunque nicchia significa candidarsi al suicidio» (Intervista a Ventola,«Liberazione» 17/04/08). Di spocchia e superbia intellettuale dovrebbe riuscire a liberarsi anche il Partito Democratico (magari gettando a mare i vari Moretti e i vari Benigni e recuperando un rapporto diretto con la "base").
Se prevalessero letture e posizione opposte a quella di Ventola - è il caso, mi pare, di Piero Sansonetti sempre su «Liberazione» di oggi (del tipo: è tutta colpa di Walter) - la sinistra radicale sarà con ogni probabilità preda di ulteriori ridimensionamenti, diverrà nicchia destinata all'estinzione.
Gli italiani hanno mostrato ancora una volta di essere più avanti degli analisti politici, dei sondaggisti, dei capi di partito e dei politici. Hanno realizzato la più grande riforma elettorale della storia italiana, una rivoluzione messa in moto dalla nascita del partito democratico.
Si tratta in effetti del primo parlamento post-ideologico dalla fine della guerra. Sigle che si richiamavano direttamente all’esperienza del novecento, alle grandi ideologie di massa, al comunismo e al socialismo soprattutto, ma anche al fascismo con i partiti ispirati alla fiamma tricolore, non hanno più rappresentatività all’interno del parlamento italiano. Non è [Continua...] una cosa da poco.
L’unico partito che riproduce una continuità evidente con il novecento italiano è lo scudo crociato di Casini, anche se è ormai molto differente, sia nei volti che nelle finalità, dalla vecchia Dc. L’Udc è stato capace ancora una volta di presidiare i voti del centro (più quelli del defunto Udeur di Mastella che quelli dell’Udc delle scorse alleanze, in realtà). Credo che se questo partito è rimasto è perché esso ha sfruttato la paura dei cambiamenti (soprattutto a livello culturale) cui è sottoposta la società italiana.
Il vuoto a sinistra nel parlamento italiano è certamente l’aspetto più vistoso di questa nuova pagina della politica italiana. Ne hanno parlato, e ne parleranno, in molti, Galli della Loggia sul «Corriere» (Una storia finita), Cossiga (il quale paventa una deriva estremistica), ma anche i vari editorialisti su «Liberazione» e il «Manifesto» di ieri e di oggi.
Spero che la sinistra-sinistra abbia l’umiltà come afferma Ventola di « […] fare un funerale di qualunque dogmatismo, settarismo, spocchia e superbia intellettuale. C’è un lavoro che va ricominciato con immensa modestia. […] Chiudersi in qualunque nicchia significa candidarsi al suicidio» (Intervista a Ventola,«Liberazione» 17/04/08). Di spocchia e superbia intellettuale dovrebbe riuscire a liberarsi anche il Partito Democratico (magari gettando a mare i vari Moretti e i vari Benigni e recuperando un rapporto diretto con la "base").
Se prevalessero letture e posizione opposte a quella di Ventola - è il caso, mi pare, di Piero Sansonetti sempre su «Liberazione» di oggi (del tipo: è tutta colpa di Walter) - la sinistra radicale sarà con ogni probabilità preda di ulteriori ridimensionamenti, diverrà nicchia destinata all'estinzione.
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