Juno è un film che non affronta e non approfondisce i problemi che pone, la maternità giovanile, l’aborto, la fine dell’adoloscenza, la crisi della coppia: semplicemente li schiva, ed è questo un merito non da poco. Il film riesce a sdrammatizzare e ironizzare, in modo divertente e con una dose di non celata furbizia, su problematiche complesse, riuscendo a sfuggire alle insidie della falsa retorica, spesso in agguato quando si parla di adolescenti e maternità.
Juno è una ragazzina di sedici anni ben interpretata da Ellen Page (classe ’87). Il terzo test di gravidanza le dà la prova definitiva di essere incinta di un giovane compagno di scuola, un simpatico “sfigato”. Davanti casa lancia una fune intorno a un ramo di un albero, fa un piccolo cappio e prova ad impiccarsi. Ma la corda è in realtà fatta di zucchero, e la ragazza la rompe affondando con i denti. In questa scena della finta impiccagione è ben racchiuso il senso del film, volto a sdrammatizzare gli eventi. Juno può contare su genitori ultracomprensivi. E su un’amica non nevrotica. Sceglierà di non abortire e di far adottare il bambino da una coppia che, almeno inizialmente, appare perfetta.
Juno è l’abbreviazione di Giunone, che, nella mitologia romana, rappresenta la divinità del matrimonio e del parto. Anche in questo caso è evidente l'umorismo di fondo: il personaggio di Juno si trova al limite fra personaggio realistico e supereroe dei fumetti. E il fumetto viene espressamente citato fin nei titoli iniziali come il mondo da cui Juno proviene.
La maternità giovanile potrebbe dare il via ad una ennesima tragedia adolescenziale fra genitori e figli che non si capiscono. Fortunatamente, [Continua...] e certo non senza mestiere e malizia, Juno, che può contare alla sceneggiatura della blogger ed ex-spogliarellista Diablo Cody, rifugge il dramma, servendosi di un’arma sempre efficiente, e sempre meno diffusa, quella dell’ironia.
Juno affronta temi come maternità e adolescenza senza sfoderare i soliti luoghi comuni di qualche bignami di psicologia o di sociologia; rischia a tratti di apparire superficiale, ma almeno non ha nessuna tesi da dimostrare, non ha l’insoffribile presunzione di sapere come sono fatti i giovani, come si fa ad essere adolescenti e genitori “adeguati”, e non propone - il che appare quasi incredibile - la sofferenza come l’unica e perentoria strada sul cammino della crescita.
Se qualcuno nel film ci fa una figura meschina, questi sono i personaggi maschili: non il padre, l’unico ad essere maturo; in parte il ragazzino, il padre naturale del bambino, un infante al confronto con Juno; soprattutto il marito della giovane coppia che dovrebbe adottare il bambino (interpretato con nota sardonica da Jason Bateman). In questo trentenne, che non vuole prendersi alcuna responsabilità, che si rifiuta testardamente di crescere, che resta ancorato ai suoi miti giovanili, ai concerti, alle feste, ai film, alla musica degli anni novanta, qualcuno avrà l’umiltà di riconoscersi, almeno in parte?
Juno è una ragazzina di sedici anni ben interpretata da Ellen Page (classe ’87). Il terzo test di gravidanza le dà la prova definitiva di essere incinta di un giovane compagno di scuola, un simpatico “sfigato”. Davanti casa lancia una fune intorno a un ramo di un albero, fa un piccolo cappio e prova ad impiccarsi. Ma la corda è in realtà fatta di zucchero, e la ragazza la rompe affondando con i denti. In questa scena della finta impiccagione è ben racchiuso il senso del film, volto a sdrammatizzare gli eventi. Juno può contare su genitori ultracomprensivi. E su un’amica non nevrotica. Sceglierà di non abortire e di far adottare il bambino da una coppia che, almeno inizialmente, appare perfetta.
Juno è l’abbreviazione di Giunone, che, nella mitologia romana, rappresenta la divinità del matrimonio e del parto. Anche in questo caso è evidente l'umorismo di fondo: il personaggio di Juno si trova al limite fra personaggio realistico e supereroe dei fumetti. E il fumetto viene espressamente citato fin nei titoli iniziali come il mondo da cui Juno proviene.
La maternità giovanile potrebbe dare il via ad una ennesima tragedia adolescenziale fra genitori e figli che non si capiscono. Fortunatamente, [Continua...] e certo non senza mestiere e malizia, Juno, che può contare alla sceneggiatura della blogger ed ex-spogliarellista Diablo Cody, rifugge il dramma, servendosi di un’arma sempre efficiente, e sempre meno diffusa, quella dell’ironia.
Juno affronta temi come maternità e adolescenza senza sfoderare i soliti luoghi comuni di qualche bignami di psicologia o di sociologia; rischia a tratti di apparire superficiale, ma almeno non ha nessuna tesi da dimostrare, non ha l’insoffribile presunzione di sapere come sono fatti i giovani, come si fa ad essere adolescenti e genitori “adeguati”, e non propone - il che appare quasi incredibile - la sofferenza come l’unica e perentoria strada sul cammino della crescita.
Se qualcuno nel film ci fa una figura meschina, questi sono i personaggi maschili: non il padre, l’unico ad essere maturo; in parte il ragazzino, il padre naturale del bambino, un infante al confronto con Juno; soprattutto il marito della giovane coppia che dovrebbe adottare il bambino (interpretato con nota sardonica da Jason Bateman). In questo trentenne, che non vuole prendersi alcuna responsabilità, che si rifiuta testardamente di crescere, che resta ancorato ai suoi miti giovanili, ai concerti, alle feste, ai film, alla musica degli anni novanta, qualcuno avrà l’umiltà di riconoscersi, almeno in parte?
2 commenti:
Ho fatto parte della giuria che a Roma ha premiato Juno,Grazie per la recensione chiara e obiettiva, e per non aver cavalcato le sciocche polemiche di questi giorni
Credo che il film risponda da solo e bene alle varie polemichette. Tirato da più parti alla fine svela le sue qualità.
Complimenti per la scelta, dunque. E a presto,
rc
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