Il cacciatore di aquiloni è un film deludente: della storia dei due bambini e dell’Afghanistan che ha reso celebre il libro di Khaled Hosseini rimane la scorza esteriore, vuota. Dal punto di vista filmico il ricorso a qualche banale espediente visivo e drammaturgico tenta di mascherare una palese mancanza di idee.
Amir e Hassan sono due ragazzi cresciuti insieme durante gli anni settanta a Kabul, quando l’ Afghanistan non era ancora un paese devastato dalle guerre. Amir è il figlio di un ricco vedovo, Baba (ben interpretato da Homayoun Ershadi, capace di distinguersi rispetto agli altri attori), facoltoso progressista che vive all’occidentale nella sua villetta e che può permettersi di girare con una Ford Mustang. Hassan, di etnia hazara, sciita, è figlio del domestico (almeno così sembra fino all’agnizione finale). Mentre Amir attende a una educazione prestigiosa, impara a scrivere e a raccontare storie, Hassan è un analfabeta dotato però di grande intuito e spirito di osservazione. Hassan è devoto al suo amico-padrone Amir, e sarebbe disposto a fare qualunque cosa per lui. Il rapporto tra i due si incrina quando Hassan viene brutalmente sodomizzato da un gruppo di ragazzini, e Amir resta impotente ad assistere alla scena. I due si separeranno e l’invasione del paese da parte dei russi li allontanerà ancora di più. Amir andrà a vivere insieme al padre negli Stati Uniti, ma, una volta adulto, tornerà a Kabul per ritrovare il figlio di Hassan e portarlo con sé in America. [Continua...]
Il film bene evidenzia quale lettura de Il cacciatore di aquiloni è alla base del successo del libro. Una lettura pronta a dividere i buoni dai cattivi (i russi e i talebani - i mostri malvagi - da una parte, gli americani liberatori e magnanimi dall’altra), i giusti dai disonesti (Amir e Hassan contro i bulli prepotenti), che tende a indicare alcuni valori come assoluti rispetto ad altri (l’occidente resta il punto di arrivo, il fine che giustifica i mezzi). Una lettura banalizzante che appiattisce la storia contraddittoria di un paese flagellato da anni di guerre in poche immagini (la distruzione operata dai russi, gli alberi tagliati, le rovine del paese distrutto, la lapidazione delle donne). Una lettura, infine, che propone più consolazioni che scoperte, che cerca conferme alla propria idea di partenza, che non vuole mettere in crisi nulla, né delle convinzioni, né dello sguardo sulle cose. La sodomizzazione di Hassan doveva significare quella di un intero paese, in cui la comunità internazionale rimaneva a guardare, senza intervenire, complice del massacro, ma nel film diviene un atto brutale compiuto da un gruppo di bulli. Se il discorso politico è banalizzato, il senso di colpa di Amir per non aver avuto il coraggio di restare nel suo paese resta l’unico collante della storia. Un senso di colpa che, reso universale e condivisibile da tutti (e da ogni religione), anche questo alla fine si stempera in spire rassicuranti (l’impotenza non solo psicologica ma anche fisica di Amir è solo accennata): Amir salvando il figlio di Hassan scoprirà e salverà se stesso.
Alla fine il Il cacciatore di aquiloni è un film sull’amicizia, con qualche caduta strappalacrime e qualche bella immagine di aquiloni che ruotano e volteggiano sullo schermo, come degli innocui caccia americani.
Amir e Hassan sono due ragazzi cresciuti insieme durante gli anni settanta a Kabul, quando l’ Afghanistan non era ancora un paese devastato dalle guerre. Amir è il figlio di un ricco vedovo, Baba (ben interpretato da Homayoun Ershadi, capace di distinguersi rispetto agli altri attori), facoltoso progressista che vive all’occidentale nella sua villetta e che può permettersi di girare con una Ford Mustang. Hassan, di etnia hazara, sciita, è figlio del domestico (almeno così sembra fino all’agnizione finale). Mentre Amir attende a una educazione prestigiosa, impara a scrivere e a raccontare storie, Hassan è un analfabeta dotato però di grande intuito e spirito di osservazione. Hassan è devoto al suo amico-padrone Amir, e sarebbe disposto a fare qualunque cosa per lui. Il rapporto tra i due si incrina quando Hassan viene brutalmente sodomizzato da un gruppo di ragazzini, e Amir resta impotente ad assistere alla scena. I due si separeranno e l’invasione del paese da parte dei russi li allontanerà ancora di più. Amir andrà a vivere insieme al padre negli Stati Uniti, ma, una volta adulto, tornerà a Kabul per ritrovare il figlio di Hassan e portarlo con sé in America. [Continua...]
Il film bene evidenzia quale lettura de Il cacciatore di aquiloni è alla base del successo del libro. Una lettura pronta a dividere i buoni dai cattivi (i russi e i talebani - i mostri malvagi - da una parte, gli americani liberatori e magnanimi dall’altra), i giusti dai disonesti (Amir e Hassan contro i bulli prepotenti), che tende a indicare alcuni valori come assoluti rispetto ad altri (l’occidente resta il punto di arrivo, il fine che giustifica i mezzi). Una lettura banalizzante che appiattisce la storia contraddittoria di un paese flagellato da anni di guerre in poche immagini (la distruzione operata dai russi, gli alberi tagliati, le rovine del paese distrutto, la lapidazione delle donne). Una lettura, infine, che propone più consolazioni che scoperte, che cerca conferme alla propria idea di partenza, che non vuole mettere in crisi nulla, né delle convinzioni, né dello sguardo sulle cose. La sodomizzazione di Hassan doveva significare quella di un intero paese, in cui la comunità internazionale rimaneva a guardare, senza intervenire, complice del massacro, ma nel film diviene un atto brutale compiuto da un gruppo di bulli. Se il discorso politico è banalizzato, il senso di colpa di Amir per non aver avuto il coraggio di restare nel suo paese resta l’unico collante della storia. Un senso di colpa che, reso universale e condivisibile da tutti (e da ogni religione), anche questo alla fine si stempera in spire rassicuranti (l’impotenza non solo psicologica ma anche fisica di Amir è solo accennata): Amir salvando il figlio di Hassan scoprirà e salverà se stesso.
Alla fine il Il cacciatore di aquiloni è un film sull’amicizia, con qualche caduta strappalacrime e qualche bella immagine di aquiloni che ruotano e volteggiano sullo schermo, come degli innocui caccia americani.
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