venerdì 30 maggio 2008

Dottore di Ricerca, Dottore di Ricerca, Dottore di Ricerca

Sono stati molteplici, vari e decisivi gli impegni che hanno condizionato quest’ultimo mese e mi hanno impedito di dedicarmi al mio piccolo blog come avrei voluto.
Fra questi il più importante è stato certamente l’esame finale del dottorato di ricerca, venerdì 16 maggio 2008. È stata l’occasione per riallacciare i nodi con la mia tesi, con il tempo che ho trascorso nel dottorato, e il momento propizio per tracciare, di questa intensa esperienza durata tre anni e mezzo, un approfondito bilancio, sia dal punto di vista delle conoscenze acquisite, sia dal punto di vista più strettamente umano.
La discussione è stata un momento molto piacevole e gratificante, merito soprattutto del relatore - Alessandro Tinterri - , il quale ha manifestato un notevole interesse per il mio lavoro e per gli sforzi fatti al fine di realizzare non solo una ricostruzione storica puntuale di una sala cinematografica fiorentina, l'Odeon di piazza Strozzi, dai primi anni del Novecento fino agli anni Trenta, ma anche una più ampia riflessione sui vari e complessi fenomeni che ruotano intorno all’oggetto della tesi (come la sala si è inserita nel contesto urbano, come i cinema hanno modificato la percezione della vita cittadina, come la sala ha saputo modellare un diverso spazio pubblico per fasce solitamente relegate ai margini, come le donne e i bambini). La discussione è durata 45 minuti, ma per me si è trattato di un tempo indefinibile, costruito sul passato, sui giorni passati in Biblioteca Nazionale, sui mesi consumati di fronte al pc.
Desidero porgere la mia profonda riconoscenza a tutte quelle persone che mi hanno aiutato a realizzare la tesi di dottorato, che mi hanno sostenuto e appoggiato, ma anche a coloro che hanno criticato in modo costruttivo e mi hanno permesso di modificare, correggere, approfondire il lavoro. Ma soprattutto vorrei ringraziare chi ha sopportato silenziosamente, senza farmele mai pesare, le mie assenze, le crisi, il tutto il tempo che ho sacrificato a loro. La lista è lunga, ma sono sicuro che loro sanno.

Titolo della tesi: L’esercizio cinematografico a Firenze e il cinema teatro Savoia (Odeon). Eventi e spettacoli cinematografici in una sala elegante durante gli anni Venti.
Tutor: prof. Alessandro Bernardi.

Giudizio della commissione:
Le metodologie appaiono ADEGUATE. I risultati sono interessanti ed analizzati con SICURO senso critico.
Nel colloquio il candidato dimostra OTTIMA conoscenza delle problematiche trattate.
La Commissione unanime giudica MOLTO POSITIVAMENTE il lavoro svolto e propone che al Dott. Castellacci Riccardo venga conferito il titolo di Dottore di Ricerca.

La Commissione,

Presidente prof. Bellina Anna Laura,
Membro prof. Biagi Ravenni Gabriella
Segretario prof. Tinterri Alessandro
E qui la fine del post.
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mercoledì 28 maggio 2008

Anche la magistratura parte dello stesso film?


Appena sembrava configurarsi l’ipotesi di una possibile soluzione del problema dei rifiuti, quando le forze politiche, governo, opposizione, l’interessamento diretto del capo di stato, parevano propense a intervenire con piglio deciso, e le gravi tensioni e le barricate a Chiaiano lasciavano intravedere, se non una vera e propria cooperazione fra stato e cittadini, quanto meno lo spiraglio di un dialogo, ecco che arriva, come una scure silenziosa e implacabile, la magistratura a sconquassare un quadro già pieno di crepe e fenditure.
E su chi si abbatte? Non su coloro che hanno sversato e continuano a sversare rifiuti in ogni parte della Campania, no sulle industrie lecite o illecite che si sono arricchite in questi quattordici anni, non su coloro che ogni giorno aprono discariche illegali a celo aperto, non sui personaggi che guidano l’industria illegale dei rifiuti, ma su 25 funzionari, molti dei quali parte della Protezione civile, fra cui Marta Di Gennaro. E Marta di Gennaro è una collaboratrice stretta di Bertolaso.
È certo che ci siano stati e continuano ad esserci gravi e irresponsabili illeciti, [Continua...]
ed è giusto che la magistratura indaghi e persegua persone, politici e funzionari collusi in vari e loschi modi. Ma affidarsi ancora una volta a qualche intercettazione, quando è sotto gli occhi di tutti la prova evidente di un territorio devastato, suscita almeno qualche perplessità. Ma sarà poi vero che la magistratura è esente da dubbi e inefficienze? Gli obiettivi di questa retata, la tempistica, ma soprattutto i modi, ricordano strategie tese a non fare, a bloccare le possibili soluzioni pratiche del problema. La “retata” di oggi assume così i tratti distintivi di un avvertimento in pieno stile camorristico: “Attenti a toccare i vecchi interessi. La politica non riuscirà a spezzare le barricate. Possiamo delegittimarvi come e quando vogliamo.”
La magistratura che assume (o almeno così pare) atteggiamenti che ricordano quelli camorristici, mi pare una delle più terribili conseguenze di questa tragedia dei rifiuti, ormai penetrata fino a modificare il modo in cui la stessa città (e forse l’Italia) si autorappresenta e, in definitiva, come è.
Napoli è sempre più lontana dalle qualità che un tempo le erano tradizionalmente attribuite (che erano anche qualità antropologiche che l’italiano amava accordarsi, l’altruismo, l’arguzia, il genio, la furbizia) e piega verso un unico genere, lo spionaggio, il noir, il docufiction dalle sfumature inquietanti e macabre. Ormai non solo Napoli, ma tutta Italia, ha deciso di assumere questi generi cinematografici (e di fiction televisive) come unica possibilità di raccontarsi ed essere.
In questo modo Napoli finisce per essere, parafrasando Pavese, il gigantesco teatro dove, con maggior franchezza che altrove, viene recitato il dramma dell'Italia.

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sabato 24 maggio 2008

La fusione fredda è possibile? Yoshiaki Arata chi è?


Se la fusione fredda è possibile, conveniente e applicabile su larga scala, lo dirà con certezza solo la scienza fra qualche anno. Quello che stupisce è che, in piena crisi energetica, di questa prospettiva non se ne parli molto. L’esperimento di fusione a freddo di due giorni fa (pare perfettamente riuscito), da parte di un fantomatico fisico nucleare giapponese, Yoshiaki Arata, ha ottenuto nel mondo dell’informazione, e in giorni in cui dopo le esternazioni di Scajola fervono le discussioni sul ritorno al nucleare in Italia, una attenzione minima, se non pari a zero.
Ne hanno parlato soltanto Il sole 24 ore (con un titolo inequivocabile,La fusione fredda funziona), il Messaggero e un interessante articolo sul sito del PD (sul quale varrebbe soffermarsi più del tempo di un semplice clic, a mio avviso). Sui quotidiani di lingua inglese non ho trovato alcuna notizia che riporti informazioni dell'esperimento di Yoshiaki Arata. Niente, o molto poco, anche nei siti detti di “controinformazione”, ecoblog, grilli vari.
Eppure sembra che gli italiani svolgano in queste nuove prospettive di ricerca sul nucleare "pulito" un ruolo tutt'altro che marginale (vedi qui l'articolo di un giornale locale!).
Immagino che queste scoperte potrebbero essere ulteriormente sviluppate e aprire notevoli e interessanti possibilità di sfruttamento nel medio termine solo se ben finanziata (e il finanziamento è certo funzione direttamente proporzionale alla praticabilità scientifica ma anche alla visibilità e all’aspettativa che viene generata nell'opinione pubblica).
Cosa aspettate giornalisti, esperti del settore, opinionisti, bloggisti, informatori e controinformatori, a parlare dell’esperimento di Yoshiaki Arata? È possibile avere qualche informazione in più? È una "ecoballa" anche questa? Perché nei siti stranieri non si trova praticamente niente di questo esperimento? Perché alla fine una notizia del genere interessa solo il quotidiano vicino a Confindustria e un sito politico? Chi è e dov'è la casta dell'informazione viene da chiedere...
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venerdì 23 maggio 2008

Gomorra di Garrone (recensione di Lucia Di Girolamo)


Riporto con piacere una bella recensione di Lucia Di Giroloamo, pubblicata
integralmente su drammaturgia.it. Lucia è una dottoranda di cinema che conosce molto bene, attraverso il filtro di una esperienza diretta, la cruda realtà di cui parla il film. In questa recensione "viscerale" si percepisce l'attaccamento, la ferita profonda, la delusione, tutto quel groviglio di sentimenti che è legata a questa semplice e alcune volte tragica frase: "questa è la mia terra".

"C’è una Napoli che precipita ogni giorno e ogni giorno diventa Gomorra.
Gomorra, il nuovo film di Matteo Garrone, sconvolgerà molte coscienze, ma racconta una realtà che per milioni di napoletani è la normalità. [...] Lo sguardo di Garrone penetra in questa terra che sembra a tratti un deserto selvaggio, a tratti un labirinto alla Piranesi, a tratti un paesaggio da cartolina che ha scordato la sua bellezza.
La macchina a spalla, con l’inclemenza e la freddezza dell’osservazione partecipante, scruta in maniera impietosa i volti e i corpi – sublimi e orribili - di quest’esercito d’affiliati, pusher, conniventi, affaristi, che ruota attorno alla Camorra. [Continua...]Garrone e i suoi sceneggiatori (tra cui lo stesso autore del libro) hanno scelto di omettere l’impressionante scena del porto che apre il romanzo di Saviano. [...]
Non c’è nessun manierismo nel raccontare e nessuna reticenza nel rivelare. Garrone ci fa vedere tutto, anche quando non ci mostra tutto. A volte l’occhio della cinepresa è così vicino a quei corpi, così dentro alle soffocanti case di quella macchina architettonica per la proliferazione della criminalità che sono le vele di Secondigliano, che sembra di avvertire l’odore del sangue misto al sudore della paura. Le vele sono lì, poche volte si è parlato di quei labirinti, sicuramente nessuno come Garrone è riuscito a raccontarne l’atmosfera. Ed è curioso che proprio adesso, in questo periodo in cui Napoli balza all’"onore" delle cronache per altre questioni, sia proprio lui, romano, a narrarne la realtà più inenarrabile. Così come è curioso che un napoletano, Paolo Sorrentino, restituisca nel suo ultimo film, Il Divo, presentato anch'esso a Cannes, un ritratto del potere "centrale" di Roma. Si sono invertiti di ruolo o semplicemente queste realtà potrebbero essere interscambiabili? Tutta quell’assurdità è solo napoletana o è forse ascrivibile a tutto il territorio nazionale? Che umanità è questa? Il caleidoscopio dei piccoli fatti, dei mille mestieri, delle perenni recite della napoletanità (della romanità, dell’italianità?) o, piuttosto, il ritratto di una società che precipita, perdendosi nei corridoi senza uscita di un posto come Scampia? Il film di Garrone più che crudo, è rigoroso. È quel rigore necessario per denunciare, per restituire "fenomenologicamente" i fatti, per colpire al cuore le coscienze di chi non ha mai pensato – o ha sempre fatto finta di non pensare - che nello scempio paesaggistico di un litorale martoriato da mostri di cemento potessero essere sepolti i corpi di due ragazzini che volevano essere Tony Montana. © drammaturgia.it - redazione@drammaturgia.it
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